Un fardello da lasciare andare…

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Riprendiamo/continuiamo il nostro discorso sul corpo: amico, nemico, spesso sconosciuto. È la sede delle nostre emozioni, ma abbiamo perso troppo spesso la capacità di sentire e riconoscere il nostro vissuto. Così emozioni come paura, rabbia, tristezza vengono allontanate.
Ci hanno insegnato che le brave bambine sono ubbidienti, pazienti e soprattutto non si arrabbiano mai, perché essere arrabbiate o pensose allontana gli altri. Del resto a chi mai piace la compagnia di una persona che non sorride o dice battute spiritose?
La rabbia, anche quella trattenuta, ci fa digrignare i denti, masticare, indurire i muscoli di collo, spalle e schiena: ed ecco che nel tempo avremo dolori di varia natura, spesso mal di stomaco.
La tristezza è invece un’emozione liquida, è il sentimento del lutto, della perdita, dell’abbandono.
La paura spesso ci gonfia, fa venire la tachicardia, toglie il respiro e non ci fa dormire bene la notte.
Nel tempo tutto questo distacco da noi stessi, da quello che viviamo ma che, non riuscendo a riconoscere, non siamo in grado di affrontare, di attraversare e quindi di lasciare andare, diventa un grande fardello. Un peso in senso metaforico, ma spesso anche in senso fisico, di chili di sovrappeso. Di un senso di infelicità che ci portiamo dentro a cui il più delle volte non sappiamo nemmeno dare un perché.
Avete poi pensato alla metafora di voi stessi, come vi avevo suggerito? Potreste cominciare a introdurre un’idea di uno stato desiderato e di una vostra metafora che si avvicini allo stato desiderato.
Intanto concedetevi cinque minuti e lasciate che il respiro fluisca in ogni centimetro del vostro corpo e poi svapori dalla pelle portando con sé tensioni, brutti pensieri e quanto altro rappresenti pesantezze di cui vi volete alleggerire.